Paulo Dybala sveste per un istante i panni di calciatore e si racconta in un’intervista a Vanity Fair. L’attaccante argentino della Juventus ha parlato delle sua vita privata, dai sacrifici fatti da bambino, dovuti alla prematura scomparsa del padre, fino ad arrivare al successo. Ecco un estratto delle dichiarazioni della Joya:
Papà Adolfo? “È morto per un tumore, quando avevo 15 anni. Fu un dolore fortissimo. Nei mesi precedenti non riusciva più a venirmi a trovare e il club mi fece andare a casa per un po’ di tempo. Sei mesi erano troppo pochi e mi venne la tentazione di mollare tutto. Forse un giorno lo ritroverò o forse no, a papà però penso sempre e gli dedico tutti i miei gol”.
Sul successo e sulla vita da calciatore: “Quando abbiamo un pallone tra i piedi, noi calciatori siamo felicissimi. Quello che succede dietro, nel retropalco, spesso non è proprio bellissimo. Chi diventa un calciatore quando arriva al mio livello? Il più delle volte un uomo molto solo.”
Il tuo sogno? “Quando ci riunivamo intorno al fuoco, da bambini, d’estate, espressi quel desiderio con i miei amici. Vincerlo sarebbe un messaggio importante per tanti bambini. Per tutti quelli che nati in un piccolo posto lontano dai grandi centri possono sperare di poter raccontare una storia simile alla mia.”