venerdì, Aprile 26, 2024
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Cronistoria di un aspirante startupper

Sono intorno ai trent’anni, direbbe Mimmo Locasciulli, ho con me un titolo di studio universitario, qualche stage, alcuni corsi di aggiornamento finalizzati a migliorare le mie competenze di settore e un’idea imprenditoriale in testa. Ovviamente le mie finanze languono, mi barcameno per arrivare a fine mese senza dover dipendere dai genitori e, beneficiando degli sconti di spesa derivanti dall’utilizzo gratuito di beni di proprietà e servizi offerti dai miei familiari, ho una parvenza di autonomia finanziaria. Navigo a vista e tiro a campare senza potermi permettere di pensare al mio futuro, alla mia pensione o a metter su casa e famiglia. Non mi entusiasma il posto fisso (c’è ancora?), a dispetto dello jobs act non mi è stato offerto nessun indeterminato e la precarietà mi infastidisce. Per fortuna nutro la buona speranza che la mia idea imprenditoriale possa riscuotere successo e farmi diventare “ricco e famoso”.

Ho chiaro ogni cosa: tempi, mercati di sbocco, approvvigionamento, localizzazione e organizzazione. So bene anche quanto denaro mi serve per realizzare il mio proposito d’impresa ma, nota dolente, non trovo i finanziamenti.

In banca sono stato, il mio progetto ho presentato e a mani vuote son tornato. Ho l’età per essere scanzonato e sdrammatizzare su quello che puntualmente si è verificato le diverse volte che mi sono recato, dopo aver a fatica ottenuto un appuntamento con il funzionario addetto, in un istituto di credito per ricevere un finanziamento.

Comincio a pensare che dovrò desistere, per carità non dall’avere fiducia sulla bontà della mia iniziativa, ma dal ritenere che le banche possano essermi di aiuto.

Contatto, allora, una società che si occupa di finanziamenti agevolati all’imprenditoria giovanile, riesco a farmi fissare un incontro e dopo qualche giorno vengo ricevuto direttamente dal  titolare il quale, ascolta con attenzione la mia relazione, sfoglia sommariamente il business plan soffermandosi sulle tabelle dati e, alla fine, così sentenzia: “L’idea è valida e a breve la CE dovrebbe approvare delle misure che prevedono aiuti  ai giovani che vogliono fare impresa e in particolare in questo settore. Se vuoi (vista la mia età mi ha dato subito del tu) avviare la pratica in modo da avere già tutta la documentazione pronta alla data di pubblicazione del bando ed essere, quindi, tra i primi a presentare domanda, mi compili un modulo, mi lasci un anticipo di 1500 euro a titolo di rimborso spese e appena ci saranno novità, ti contatterò”. Mi congedo ringraziando il mio interlocutore per la disponibilità  e mi riservo qualche giorno di tempo per comunicare la decisione. Vado per avere e mi si chiede di dare. Torno di nuovo a mani vuote e, ancor peggio, senza un’aspettativa di sovvenzione perché, come viene facile immaginare, non ho la disponibilità di cassa per avviare la pratica e, forse anche avendola, ne farei un utilizzo diverso.

Un po’ scoraggiato, scarico la tensione praticando qualche ora di sport, poltrisco a volontà e chiudo in bellezza la serata con piacevoli intrattenimenti scacciapensieri.

Stufo di piangermi addosso e di prendermela con il mondo intero, dopo qualche giorno, sempre più convinto che la mia iniziativa meriti di essere concretizzata (e non saranno certo le banche o le agenzie che ho contattato – forse quelle sbagliate – a farmi arrendere), mi incollo allo schermo del computer nella ricerca di giovani imprese che si occupano di servizi finanziari innovativi. Senza nemmeno faticare troppo nella navigazione, mi accorgo subito che inserendo “raccolta fondi per nuove imprese” come testo di ricerca su Google, buona parte dei risultati della pagina iniziano la descrizione con la parola crowdfunding. Scelgo il primo della lista e nella home page trovo un elenco di oltre settanta “portali con relativi contatti, regole di funzionamento e specializzazioni”. Nel sito sono riportate anche dettagliate spiegazioni sul significato del termine e informazioni sulle varie tipologie. Mi documento, salvo segnalibri, confronto offerte e condizioni e, tempo un paio di settimane, mi registro in una piattaforma che raccoglie fondi per finanziare progetti innovativi con la formula dell’equity crowdfunding. Tale procedura prevede che il finanziatore partecipi al capitale sociale della costituenda futura impresa.

Invio la presentazione della mia idea imprenditoriale, il mio curriculum vitae, un dettagliato business plan, l’importo da finanziare e la percentuale di capitale che intendo cedere agli investitori. Aspetto poi che la mia iniziativa superi l’approvazione e, poco più di una settimana dopo, nella sezione “progetti pubblicati”, sul sito dove mi sono registrato, compare la mia richiesta di finanziamento.  Giorno dopo giorno vedo crescere la cifra della raccolta e comunque, per accelerare i tempi dell’operazione, mi avvalgo dei social network e delle conoscenze in ambito lavorativo e territoriale per far conoscere la mia idea e la mia offerta.

Sono riuscito nell’intento e adesso, all’incirca un anno dopo la scelta di utilizzare il crowdfunding per farmi finanziare, la mia impresa è già vicina al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non sono ancora ricco e sono noto solo agli addetti ai lavori però, sono indipendente economicamente e riesco anche a risparmiare qualche soldo. Per riconoscenza, ma anche per solidarietà e per convinzione, sono diventato io stesso investitore e ho accordato la fiducia a più di una start up che, come me, ha scelto di nascere finanziandosi con il crowdfunding.

Le cose non stanno proprio così, ammetto di aver alterato i dati sulla mia persona, però, e mi rivolgo a voi giovani aspiranti startuppers, credetemi  il resto della cronistoria è sacrosantamente verosimile. Pertanto, se volete farvi strada con un’idea innovativa, non utilizzate strumenti superati e inadeguati allo scopo, perdereste solo tempo e rischiereste di demoralizzarvi. Siate innovativi nell’idea, ma siatelo anche nella scelta di chi vi consente di diventarlo.  

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