venerdì, Aprile 26, 2024
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Inferno di Dante nel Museo del sottosuolo di Napoli – Recensione

Andiamo subito al sodo: la rappresentazione dell’Inferno di Dante a Napoli nel Museo del sottosuolo di Napoli, diretto da Domenico M. Corrado, è stata semplicemente eccellente. Prima di cominciare vi diciamo come arrivare: la location si trova in piazza Cavour 140, raggiungibile sia con la linea 1 – fermata “Museo” – sia con la Linea 2 – fermata “Cavour” -. Dicevamo, nulla è lasciato al caso ed è curato ogni dettaglio. Dimenticate, infatti, le solite cantilene della Divina Commedia: qui no. Tutto viene decantato, spiegato, illustrato con scene che rappresentano il viaggio che compie Dante nell’Inferno. Vengono raffigurati tutti i cerchi con 8 anime dannate che si muovono coordinandosi perfettamente (Monica Caruso, Mario Guadagno – che ha interpretato anche Paolo Malatesta -, Anna Edipio, Emilio Caruso, Maria Giusy Bucciante, Giancarlo Grosso, Vincenzo Veneruso e Federica Cannavo). Si dà, ovviamente, spazio ad alcuni episodi particolari come quelli che hanno coinvolto Paolo Malatesta e Francesca da Polenta (interpretata da Diletta Acanfora), amanti ma anche cognati che Dante ha relegato nel secondo cerchio, quello dei lussuriosi. Non mancano i riferimenti a Caronte (interpretato da Francesco Merlino) e Minosse (interpretato da Rodolfo Medina).

Potremmo raccontarvi ancora tanto ma, davvero, un conto è guardarlo e un conto è leggerlo. Una scena particolarmente toccante è stato il finale: ci si aspettava l’incontro con Lucifero, qui rappresentato dal Genere Umano. Sì, avete letto bene: il genere umano. Al posto di Lucifero, sono apparse le immagini su un maxischermo di tutto ciò che la cattiveria umana può fare: da Auschwitz alle guerre passando per Aylan, il bambino siriano morto fotografato vicino al mare. Un finale che ha toccato tutti i presenti. In fondo all’articolo troverete una gallery fotografica ed un piccolo frammento dell’opera mentre se cliccate qui troverete tutte le info sul prezzo, orario etc…

Abbiamo deciso, inoltre, di dare la parola a Salvatore Mazza ed Enzo Varone (rispettivamente Dante e Virgilio) che accompagnano i presenti nel lungo viaggio nell’Inferno della Divina Commedia in una sorta di intervista doppia con due domande.

Perché avete portato La Divina Commedia in scena nel museo del Sottosuolo?

Dante: Tutto è nato dall’idea del regista Mimmo Corrado nel 2006 nelle grotte di Pertosa e da lì poi si è trasferito nel sottosuolo di Napoli.

Virgilio: L’idea di portare L’Inferno di Dante nel museo del Sottosuolo è stata un’intuizione geniale, del regista Domenico Corrado sempre alla ricerca di nuovi siti artistici dove rappresentare gli spettacoli, “linea identificatrice” della tappeto volante. Lo spettacolo già ampiamente collaudato dopo la rappresentazione per circa dieci anni presso le Grotte di pertosa prima e di Castelcivita poi. Spettacolo molto suggestivo e caratteristico che sta riscuotendo un enorme successo sia tra il pubblico adulto che le scolaresche che stanno assistendo all’evento.

Quanto tempo avete impiegato per imparare l’Inferno nella Divina Commedia?

Dante: La memorizzazione è stata graduale. Io già conoscevo qualche canto e nel corso del i 10 anni con la compagnia tappeto volante ho avuto la possibilità di imparare gli altri ma soprattutto approfondire il personaggio Dante e la sua smisurata bellezza.

Virgilio: Imparare i versi di Dante è stato molto faticoso ma allo stesso tempo bellissimo; io personalmente, ci ho impiegato tra i 2/3 mesi.

 

 

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