Sopra le macerie della città di Palmira, affiorano i primi scheletri. Nell’antico territorio siriano, considerato uno dei sei siti Patrimonio Mondiale dell’Unesco, rimangono i segni dei 10 mesi di occupazione jihadista. Vite spezzate che non torneranno più indietro. Le forze dell’esercito di Damasco e della milizia filo-Assad dei “Falchi del deserto”, che domenica hanno liberato la città, hanno trovato una fossa comune con 42 corpi di civili e soldati uccisi dalle forze dell’Is. La notizia è stata data da fonti militari: «L’esercito ha scoperto ieri (venerdì) mattina una fossa comune: 24 sono i resti di civili uccisi, dei quali tre erano bambini. Gli altri sono 18 soldati». Le vittime sono state fucilate o decapitate dai jihadisti. E poi gettate lì, come spazzatura.
Intanto sul fronte iracheno le forze statunitensi mettono a punto un’altra vittoria. Secondo il sito curdo Rudaw in un raid delle forze aeree è stato ucciso il responsabile degli armamenti del sedicente Stato islamico. La vittima sarebbe Abdulaziz Jassim Mohamed Hassan, conosciuto con il nome di battaglia Jasim Khadija, definito da Rudaw come «il capo degli esperti di missili e di mortai dell’Is». Il raid sarebbe avvenuto nella zona di Gyarah, nella provincia settentrionale di Mosul.
