L’introspezione di uno dei personaggi più celebri dei nostri tempi trova ampiamente spazio nella pellicola di Sorrentino che fa i conti con “Loro” perdendosi in una stravagante quanto eccezionale interpretazione di Servillo.
Scavare a fondo nel privato lasciando la politica in superficie, che in questo caso, fa da specchio a ciò che il personaggio di Berlusconi cela in questo film. Non è infatti la politica che interessa lo spettatore che, curioso, sbircia e fa da fruitore nel quotidiano di una persona che sembra dire tutto, ma che in realtà è la più grande maschera mai esistita prima.
Pirandello collocherebbe Berlusconi nella sua opera “Uno, nessuno, centomila” poi probabilmente gli direbbe di togliersi le maschere e infine si accorcerebbe che Silvio è per se stesso una maschera. Di fatti è lo stesso regista a spogliare Berlusconi dalle sue fragilità e dalle sue insicurezza, fallendo miseramente.
Sorrentino riveste il suo archetipo di corazze e certezze che permettono a Berlusconi di restare in piedi grazie ad un auto consapevolezza e convinzione di se. Una persona che si è costruita da sola, dice. Lo ripete più volte quasi come a volersene convincere e ad ogni parola cede sotto la misera consapevolezza di non essere nulla o di essere tutto, anche e soprattutto perché “Tutto non è abbastanza”.