Dopo un iniziale periodo di calma, torna l’allarme nelle terapie intensive. Infatti, nei recenti giorni, il numero di pazienti ricoverati negli appositi reparti sanitari è salito a dismisura. Questo in numerose regioni italiane, 11 nel complesso.
OLTRE IL LIMITE – La soglia massima inizialmente prevista dal ministero è del 30%. Oltre quella percentuale si considera che la regione, presa in considerazione, è a rischio. Ed è purtroppo esattamente quanto sta succedendo attualmente in varie parti del Bel paese.
Ci riferiamo nello specifico a Piemonte, Marche e Emilia Romagna, con ben 31% di occupazione. Seguono il Lazio con 32%, la Puglia con 33% e il Friuli Venezia Giulia insieme alla provincia autonoma di Bolzano e l’Umbria, tutte con 35%. Infine, con i dati più inquietanti, troviamo il Veneto (37%), la Lombardia (38%) e per concludere la provincia autonoma di Trento con un’occupazione del 50%.
Si salvano invece la Campania, la Basilicata e la Valle D’Aosta, rispettivamente con 16%, 13% e 5%. Dati ben al di sotto della soglia massima predisposta dal ministero. Ma la somma totale, di tutte le regioni colpite, si attesta proprio a quel tanto temuto numero, il 30%. Numerose zone dell’Italia quindi a forte rischio di collasso sanitario. Una situazione abbastanza grave, che andrà solo peggiorando a meno di una valida soluzione.
NEGLI ALTRI REPARTI – L’allarme nelle terapie intensive si estende anche agli altri reparti, dove dei posti letto sono stati abilitati proprio per situazione di emergenza come questa. La soglia massima per i reparti di medicina, pneumologia e malattie infettive è invece del 40% e a livello nazionale l’Italia è vicina al 36%.
Anche in quel caso molte regioni sono bel oltre tale soglia, 9 questa volta. La Liguria (41%), il Veneto, il Lazio, l’Emilia Romagna, le Marche e la provincia di Bolzano tutte con 44%. Ed infine il Piemonte con 48%, il Friuli Venezia Giulia con 51% e la Provincia del Trento con 59%.