Ha destato scalpore quanto accaduto nelle ultime ore nella città di Cagliari. Il sindaco Paolo Truzzu ha lanciato una campagna per invitare le persone a restare in casa, utilizzando un metodo abbastanza forte: l’affissione di manifesti con dure frasi legate all’emergenza Coronavirus.
Sui muri della città sono comparse scritte come “Quando mio figlio è stato contagiato ho capito che dovevo rinunciare a quella spesa inutile”, oppure “Quando hanno portato mia madre in ospedale, ho capito che dovevo rinunciare alla corsa” e anche “Quando hanno intubato mio padre ho ripensato a quella passeggiata che non dovevo fare”.
Tutte le frasi erano accompagnate dalla slogan “meno usciamo, prima ne usciamo”. L’iniziativa ha scatenato una lunga scia di polemiche e l’attacco da parte dei consiglieri comunali di opposizione, che ne hanno chiesto l’immediata rimozione.
Il sindaco in base a quanto accaduto ha voluto rispondere su Facebook per chiarire la situazione:
“Sono messaggi molto forti, premette il Sindaco, sapevo che sarei stato attaccato e avrei ricevuto gli insulti. Voglio che, passato lo choc iniziale, si possa riflettere. Senza nessun intento di criminalizzazione dei cagliaritani, come qualcuno, dedito più alla propaganda e alla mistificazione, ha voluto far credere. Vedendo i flussi di traffico vi dico che non sono così pochi quelli che si muovono senza giustificazione. E ne basta uno per costringere una mamma a casa con i propri bambini un altro mese, un imprenditore a tenere ancora la serranda abbassata, un professionista a non avere più lavoro, un lavoratore a stare a casa sperando nei sussidi del governo, un operatore dei servizi essenziali a uscire di casa con il terrore, un uomo delle forze dell’ordine a lavorare sperando di cavarsela ogni giorno, un operatore della sanità ad affrontare turni massacranti in condizioni di lavoro complicate”.