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Gennaro Carotenuto a ‘La Res Publica’:”La pandemia ha cambiato tutto, il lavoro del comunicatore deve sempre aggiornarsi”

Giovedì 1 aprile 2021 è andata in onda un’altra punta de ‘La Res Publica’. L’ospite in collegamento è stato Gennaro Carotenuto, fondatore di una società di comunicazione e portavoce del Sindaco di Ercolano (NA) Ciro Buonajuto.

È stata una chiacchierata in cui si sono affrontati diversi temi. Ecco i punti focali:

  • Tu sei il portavoce di uno dei Sindaci più apprezzati al Meridione, Ciro Buonajuto. Lo dicono i fatti: alle ultime elezioni amministrative ha raggiunto quasi l’80% dei voti. Come ci si può riuscire in una impresa del genere?” Dovremmo chiederlo a lui. Prendere l’80% in una competizione amministrativa è abbastanza difficile. In questo caso parliamo di una riconferma perché Buonajuto era già Sindaco di Ercolano. È un attestato di stima per il suo lavoro. Seguendo quello che è avvenuto nei 5 anni precedenti hanno provato a dare una visione diversa della città, di fatto conquistando il consenso. Quando si governa si scontenta qualcuno, qua si è scontentato solo il 20% della popolazione. Oggi quando governi devi fare delle scelte e scontenti qualcuno.
  • Tu hai gestito diverse campagne elettorali. Cosa è cambiato con la pandemia? Tutto. La prima campagna elettorale è datata 2005, era completamente un altro tipo di fare comunicazione politica. La pandemia ha modificato il quotidiano e anche la comunicazione politica. Oggi abbiamo tanti canali per far arrivare il nostro messaggio e non per forza unidirezionale. Con la pandemia abbiamo più fatto i conti nel non far incontrare troppe persone. La pandemia ha inciso nella campagna elettorale. È anche un momento in cui si traccia un bilancio. Dovremmo fare i conti, probabilmente anche quest’anno, con il distanziamento. Ci sono però dei mezzi di comunicazione di massa che ti permettono comunque di aggregarti”.
  • Negli ultimi anni, stai vedendo una voglia di rivolgersi a professionisti in questo campo oppure il ‘cugggino’ è ancora in auge? Dobbiamo fare una differenza. Se dobbiamo parlare di enti pubblici, in Italia facciamo ottime leggi ma poi nell’attuazione…la legge 150/2000 non ha funzionato. Capisco e comprendo la facoltà degli Enti di vedere se all’interno ci sono competenze che servono ma bisogna capire che comunicare non vuol dire solo parlare di bello. Anche comunicare i dati della pandemia ha un peso. Non è sempre e solo comunicare l’opera pubblica e il finanziamento. Avere delle persone che si aggiornano è fondamentale. Il nostro è un lavoro che deve sempre aggiornarsi. Questo ha portato a delle scelte completamente sbagliate. Nel settore privato e commerciale, ci sono ancora il ‘cugggino’ e il nipote bravissimi con il cellulare. I mezzi di comunicazione hanno allargato la platea di chi si può avvicinare a questo mondo. Ma bisogna scindere da chi lo fa con professionalità e chi si improvvisa. I professionisti meritano rispetto. Dobbiamo interrogarci, però, perché il giornalista è considerato poco professionale. Noi esperti di comunicazione dobbiamo fare quadrato e a smarcarci da determinate logiche che hanno contraddistinto la categoria.
  • Su LinkedIn hai scritto di avere due “forti “passioni” la comunicazione politica e il marketing territoriale”. Ci spieghi le differenze tra i due ambiti? Nessuna. Sono le due facce della stessa medaglia. La comunicazione politica racconta un personaggio e un territorio e il territorio racconta il personaggio politico. Noi viviamo in Campania che è un territorio bellissimo. Far crescere il territorio vuol dire fare buona politica.
  • Da giornalista, il problema delle fake news è un tema molto importante. Cosa si può fare per arginarlo? Abbiamo un problema legato alle fake news che sono un aspetto della comunicazione. C’è moltissima comunicazione ma poca informazione. L’ordine può fare qualcosa in più per chi fa giornalista e ne fa un percorso di informazione. L’informazione ha bisogno di un registro e una modalità di raccontare quel determinato atto comunicativo. Oggi con il cellulare tutti possono trovarsi su un fatto e comunicarlo. Diverso è, invece, chi fa informazione. Le fake news non nascono con internet. C’è una comunicazione vera e una comunicazione falsa. Bisogna tutelare chi fa informazione. Dobbiamo confrontarci con i giganti della comunicazione. La necessità da parte di Google di riconoscere chi fa effettivamente infromazione e di indicizzare un sito piuttosto che un altro. Anche un bollino che tutela chi fa informazione e chi la riceve.
  • Nel 2014 hai fondato la Medina Società Cooperativa Giornalistica. Come si è evoluto il tuo lavoro, soprattutto negli ultimi anni? È cambiato tantissimo dalla nascita di Medina fino a oggi. È una società che offre servizi di comunicazione. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare tante professionalità che hanno trovato in Medina un punto su cui approdare
  •  A ottobre si vota in diversi comuni importanti. Come pensi andrà a finire? Uno vince e uno perde. Ottobre è un test da seguire perché in grandi città è anche il momento di osare nuovi sistemi di comunicazione politica. Per i cittadini è un test anche di caratura nazionale”.

È possibile rivedere la puntata su YouTube, sulla nostra pagina Facebook e sulla pagina Facebook della trasmissione.

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