venerdì, Aprile 26, 2024
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La crisi in Israele e le proteste contro la riforma della giustizia

È da settimane che in Israele infiammano le proteste. La causa è la riforma della giustizia proposta del Ministro Yariv Levin. Sono diversi i nodi criticati e riguardano l’indebolimento della Corte suprema israeliana: la possibilità di ribaltare le decisioni della Corte da parte del Parlamento, l’impossibilità della Corte di gestire le ‘leggi fondamentali’, il cambiamento delle modalità di selezione dei giudici del tribunale supremo. In sostanza: troppo accentramento di poteri nelle mani del governo.

I numeri delle proteste sono altissimi. Centinaia di migliaia sono i cittadini scesi nelle piazze e nelle strade, specialmente a Gerusalemme, Tel Aviv, Beersheba e Haifa. Il tutto invocando la democrazia. Molte autostrade sono state bloccate; alcune università e scuole medie e superiori sono in sciopero; i sindacati hanno preso in mano la situazione convincendo alla mobilitazione diversi settori di lavoratori, compreso quello aeroportuale.

Ad essere critica non è soltanto la situazione interna. Preoccupazione è stata espressa anche dagli Stati Uniti. Il console generale israeliano a New York Asaf Zamir ha di recente annunciato le proprie dimissioni, dichiarando sui social: «Non posso continuare a rappresentare questo governo. Considero mio dovere garantire che Israele rimanga un faro di democrazia e libertà nel mondo».

Sul fronte italiano, invece, Giorgia Meloni ha incontrato due settimane fa a Roma il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e ha mostrato nei suoi confronti una grande stima, precisando l’importanza dello Stato di Israele come partner fondamentale per l’Italia, soprattutto in Medio Oriente, con il quale accrescere il livello di cooperazione, specialmente nei settori più innovativi come quello della tecnologia. Sul tema delle proteste, silenzio stampa.

Netanyahu, che ha deciso di rimuovere dal suo incarico il ministro della Difesa Yoav Gallant, ha di recente espresso l’intenzione di congelare temporaneamente la riforma tanto criticata, un gesto doveroso e necessario che – si spera – possa far placare gli animi ed essere realmente un inizio che porti a migliorie condivise dalla maggioranza del Paese. In tutto ciò, per gli equilibri mondiali, grande rilievo assume il recente incontro avvenuto tra Vladimir Putin e Xi Jinping.

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