venerdì, Aprile 26, 2024
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Amnesty: “Qatar 2022 una macchia sulla coscienza del calcio”

Abusi, minacce, mancati pagamenti: pare siano queste le condizioni dei lavoratori addetti alla costruzione dei nuovi stadi in Qatar in vista dei Mondiali del 2022.

Nel 2022 il Qatar ospiterà la ventiduesima edizione dei Mondiali di calcio. L’emirato ha voluto fortemente ospitare quest’edizione della più prestigiosa manifestazione calcistica esistente, riuscendo alla fine ad ottenere la designazione da parte della FIFA. Dal punto di vista dell’organizzazione, il Qatar ha predisposto un piano di costruzione per ben nove stadi del tutto nuovi, più un altro progetto che prevede l’ampliamento di due strutture già esistenti. Ovviamente, queste ambizioni logistiche richiedono il lavoro di ingegneri, architetti e soprattutto manodopera. Queste nuove opportunità lavorative attraggono così un fiume di immigrati provenienti soprattutto da India, Bangladesh e Nepal, che decidono di trasferirsi in Qatar in cerca di un lavoro. Il che, di per sé, sembrerebbe un bene per quest’ultimi, in un rapporto di reciproco vantaggio tra il paese arabo e la massa di lavoratori presenti nel paese. Ma le cose non sono così rosee: è ormai da tempo che le condizioni di lavoro in cui versano questi immigrati sono salite alla ribalta della cronaca, scatenando una forte indignazione per le presunte violazioni dei diritti umani.

Il progetto dell'Al Wakrah Stadium (www.alarab.co.uk )
Il progetto dell’Al Wakrah Stadium (www.alarab.co.uk )

 

Una serie di indagini portate avanti da varie ONG rivela infatti come le condizioni di lavoro in Qatar siano insostenibili. Tra queste compare il rapporto stilato da Amnesty International, intitolato Il lato oscuro del bel gioco, in cui si tirano le somme di numerose testimonianze dei lavoratori addetti alla costruzione dei nuovi stadi. Secondo Amnesty “Gli abusi in Qatar sono una macchia sulla coscienza del calcio mondiale. Il mondo del calcio non può chiudere gli occhi di fronte agli abusi nelle strutture e negli stadi in cui si giocano le partite”. Molti operai hanno detto di non aver ricevuto i pagamenti concordati e di aver anche subito abusi e minacce, tra cui intimidazioni che comprendono il ritiro del passaporto o il mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Per il momento le denunce e le testimonianze aumentano a passo costante, lasciando l’amaro in bocca se si pensa che uno sport come il calcio possa essere in grado causare, per vie trasverse, situazioni del genere.

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