venerdì, Aprile 26, 2024
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Emicrania, la scoperta della Seconda Università di Napoli

Un successo tutto partenopeo. Grazie agli studi della seconda università di Napoli, si è scoperto che l’emicrania lascia una traccia del suo passaggio nel cervello e per curarla si deve partire proprio da qui.

Ne soffrono un migliaio di persone, ma non tutti i mal di testa sono uguali. L’equipe napoletana ha distinto due tipi di emicranie frequentemente accomunate: una con aura e una senza aura. In altre parole, una è preceduta da un piccolo scintillio luminoso nel campo visivo e una no. Per la prima volta è stato fotografato il segno che questo piccolo scintillio luminoso lascia nel cervello, mostrando quanto nelle due emicranie sia differente il funzionamento delle aree cerebrali visive.

Lo studio è stato pubblicato nel numero di febbraio di “Cephalalgia”, la più importante rivista scientifica dedicata al settore.  I risultati ottenuti sono sorprendenti perché, come spiega Gioacchino Tedeschi, direttore della prima clinica neurologica dell’Azienda ospedaliera della Seconda università di Napoli,«confermano che quando l’aura emicranica è presente, c’è un’intensa attività dei neuroni, in un primo momento nelle aree che controllano la visione, poi diffusa attraverso la corteccia cerebrale». Infatti, durante questi attacchi «assistiamo all’attivazione della corteccia visiva, che resta attiva anche quando gli attacchi emicranici non sono presenti. Come una vera e propria impronta». Un’impronta che gli studiosi partenopei hanno fotografato per la prima volta.

Ed è proprio questa piccola “traccia” che permetterà di curare in modo adeguato i pazienti. Fino ad oggi, infatti, «i pazienti con episodi di emicrania- spiega Alessandro Tessitore, coordinatore della ricerca – con aura, o di aura senza emicrania, sono costretti a consultare diversi specialisti in attesa di una diagnosi corretta e di una conseguente terapia appropriata». Un passo avanti nella ricerca scientifica e nella gestione clinica e terapeutica.

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