Non sarà Spalletti a guidare i rossoneri fuori dal pantano in cui sembrano bloccati in questo inizio di campionato. Il tecnico toscano, ancora legato all’Inter con un contratto fino a giugno 2020 non potrà unirsi ai cugini al di là del Naviglio e continuerà ad onorare l’accordo firmato con gli Zhang.
A rivelarlo è la versione online de La Repubblica che spiega le motivazioni per le quali allenatore e società non sono riusciti ad arrivare ad una soluzione condivisa. Le motivazioni sono tante e molte sconosciute anche ai più addentrati nel mondo Inter.
La prima è rappresentata dai rapporti con cui Luciano Spalletti e il patron nerazzurro si sono lasciati alla fine dello scorso campionato. L’allenatore di Certaldo, con l’approdo in Champions era sicuro di rimanere alla guida della formazione meneghina. Peccato che presidente e dirigenza non la pensassero esattamente come lui. Il piano per il subentro di Conte era già che ampiamente condiviso in sede. Si è aspettati i primi di luglio solamente per una questione di stile.
La seconda motivazione è inerente alla campagna acquisti ovviamente negata al tecnico, ancora ignaro del suo esonero. Le sue richieste circa l’arrivo ad Appiano di Ramires e Carrasco sono rimaste inascoltate, così come quella di trattenere Nainggolan in nerazzurro. Dal canto suo la società è sparita quando l’ex tecnico chiedeva a gran voce di allontanare due ingombranti primedonne come Perisic e Icardi.
L’ultima ragione è da attenersi alla sfera economica dell’affare. Spalletti, a fronte della richiesta milanista, ha continuato a difendere il suo diritto alla retribuzione fino alla fine del contratto. A questo punto Zhang non avrebbe più retto e ha deciso per negargli la possibilità di divorzio anticipato. Il Milan , spettatore attento della questione, ha decisamente virato sull’ex Fiorentina (e Inter) Stefano Pioli. Nel pomeriggio è previsto l’esonero di Giampaolo e le firme di Pioli sul contratto.