Napoli e il suo primo cittadino Luigi De Magistris non ci stanno e sfidano De Luca sulla delibera che di fatto taglia le gambe alla movida in città. Gli eventi dell’ultimo fine settimana non ha lasciato indifferente il vulcanico Governatore che, una volta rientrato nei ufficio ha ritenuto indispensabile emanare una nuova ordinanza contro gli assembramenti selvaggi in bar e ristoranti campani.
Una decisione che è arrivata all’alba dei inconsueti fatti che hanno riguardato in special modo il capoluogo partenopeo, simbolo della incuranza generale nel contrasto alla diffusione del coronavirus. D’altronde le immagini di affollatissime vie del centro e del traffico da carosello post-mondiale avevano fatto il giro del mondo in poche ore, costringendo De Luca ad una dura reprimenda degli atteggiamenti dei napoletani.
La città si è resa rea di una condotta che va contro ogni ragionevolezza per il suo governatore che spera di riportare la cittadinanza ad atteggiamenti di maggiore consapevolezza con una stretta agli orari di chiusura delle attività commerciali di ristorazione e della vendita di bevande alcooliche.
Serrande abbassate all’una e sto alla vendita di alcoolici alle 22. Questo è quanto emerge dalla delibera con cui Napoli e la regione affronteranno il weekend. Ma proprio mentre arriva questa durissima ordinanza è il sindaco della città che vara una contro-ordinanza per il suo municipio che recita invece, per la prossima settimana, un obbligo di chiusura dei locali alle 3,30 del mattino e vendita non contingentata degli alcoolici.
Ovvia la confusione che ne deriva dalle diverse letture della realtà campana. I cittadini di Napoli a chi dovranno dare ascolto? E soprattutto, in caso di sanzioni, queste saranno da ritenersi illegali o, purtroppo, in validità d’esecuzione?
