martedì, Marzo 19, 2024
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Aumentano le tensioni tra Kosovo e Serbia: nuovo conflitto nell’Est Europa?

Storicamente la Penisola balcanica è stato un territorio ricco di conflitti, tensioni, contrasti e instabilità che le hanno regalato l’appellativo di “polveriera d’Europa”. Basti pensare che in questa regione geografica (che si estende dalla Slovenia fino alla Turchia), ha visto la nascita di due conflitti molto violenti, come la Prima Guerra Mondiale e la più recente Guerra in Jugoslavia.

La Jugoslavia dopo la morte di Tito, presidente della Repubblica Jugoslava (che compendeva Serbia, Slovenia, Kosovo, Montenegro, Macedonia, Croazia e Bosnia) che aveva saputo tenere a bada le diverse Repubbliche federali, subì un grosso indebolimento dal punto di vista politico. A questo c’è da aggiungere che ogni stato federato aumentò il proprio desiderio di indipendenza e i sentimenti nazionalisti dilagarono: in particolare modo nella Repubblica Jugoslava serba, con l’elezione di Slobodan Milosevic, interessato ad una espansione territoriale e politica del suo paese fecereo il resto. Per questo motivo dal 1991 fino al 1995 la Serbia combattè tre guerra contro Slovenia, Croazia e Bosnia, caraterizzati da moltissimi massacri, genocidi, stupri e morti.

Nel 1995 la Serbia si vide sconfitta e dovette accettare l’indipendenza di Bosnia, Croazia e Slovenia. Nel frattempo, nel Kosovo, una regione con il 90% della popolazione albanese, ma che secondo i serbi era considerata parte integrate del loro territorio da sempre, era in corso una pulizia etnica da parte delle truppe e polizia serba per svuotare il paese di questa maggioranza. Per questo motivo e sull’onda delle indipendenze degli altri paesi balcanici, i kosovari si opposero con la lotta armata. Il conflitto durò un anno e mezzo con circa 14.000 mila morti e circa 800.000mila sfollati albanesi; grazie all’intervento Nato i serbi si arresero, e sotto l’amministrazione Onu nacque la nuova Repubblica kosovara.

La nascita del Kosovo non è mai stata accettata dalla Serbia, che ad oggi continua a rivendicarla come parte del suo territorio. Dall’altra parte i kosovari e albanesi hanno più volte dichiarato di aver intenzione di unificarsi come unico stato, cosa che a Belgrado non è affatto gradita. Ad oggi la comunità serba in Kosovo conta circa 100.000 mila persone e tavolta sfociano tensioni tra le due etnie del paese: ad esempio a settembre 2021, i kosovari di etnia serba avevano protestato contro la Legge  che sanciva l’obbligo del cambio di targa per i veicoli in entrata dalla Serbia stabilita da Pristina.

Dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, la polveriera balcanica potrebbere riesplodere. Da oggi alcune città confinanti tra Serbia e Kosovo come Mitrovica hanno cominciato a suonare gli allarmi. Nella stessa città la polizia kosovara e le forze Nato del KFOR (presenti in territorio kosovaro dal 1999 per mantenere ordine e stabilità) hanno bloccato il ponte verso la Serbia. Nel nord del paese, le forze di sicurezza kosovare hanno chiuso i confine a Jarinje e Bernjak. Si parla anche di alcuni spari avvenuti in queste zone, e movimenti degli eserciti e forze speciali di entrambi i paesi nei pressi dei confini.

Le cause di questa improvvisa escalation sono le proteste avenute nel Nord del Kosovo da parte dei serbi kosovari, dopo che il governo di Pristina ha dichiarato che dal 1°agosto tutti coloro che vivono in Kosovo (compresa l’etnia serba) dovranno avere carte d’indentità e targhe del Kosovo. Qualche ora fa è intervenuto il presidente servo Vucic, parlando alla nazione e ai serbi in Kosovo: «I serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic». In un tweet collegato con questa dichiarazione, Vucic ha affermato che se la polizia kosovara ucciderà un civile serbo, la Serbia interverrà per fermare qualsiasi tentativo di repressione e geneocidio.