Chris Brown ha dovuto annullare il proprio tour in Australia perchè condannato per violenza ai danni della sua ex Rihanna. Alla polizia di frontiera australiana, tuttavia, nemmeno i numerosi mea culpa di Brown, le pubbliche ammende e i corsi di gestione della rabbia pare siano bastati: le autorità di Canberra hanno infatti negato all’artista il visto per un breve tour che avrebbe dovuto avere luogo a giorni in Australia e Nuova Zelanda
La condanna risale al 2009. A poche ore dall’inizio dei Grammy Awards di quello stesso anno, la cantante americana proveniente dalle Barbados venne trovata nei pressi di Hancock Park, a Los Angeles, ferita e dolorante. Le indagini della polizia, durate pochissimo forse perchè Rihanna si rese conto della pericolosità della situazione e fece il nome del compagno, stabilirono che a riempirla di botte fosse stato il rapper. Da allora i due si sono lasciati e l’industria discografica statunitense, per un periodo, gli voltò le spalle: per riabilitarsi, agli occhi di pubblico e addetti ai lavori, al cantante sarebbero serviti anni, e un lungo percorso di rieducazione concordato con le autorità statunitensi.
Il caso ha destato scalpore, perché a Brown già nel 2009 venne concesso di portare il suo “FAME tour” nella terra dei canguri, nonostante le proteste della associazioni femministe. A chiarire la posizione della autorità, in occasione del recente diniego, è stata il ministro per le pari opportunità Michaelia Cash: “La gente deve capire che se commetti violenze domestiche e poi vuoi andartene in giro per il mondo, tu possa anche incappare in posti dove ti dicano: ‘Qui non puoi entrare, perché non sei il genere di personaggio benvenuto in Australia’ “.
A nome dell’artista, l’entourage e lo staff hanno diffuso un comunicato breve e coinciso, per esprimere la loro replica e il loro punto di vista sulla questione:
“Il paese di AC/DC e Nick Cave è piuttosto severo, con gli artisti che non abbiano una condotta specchiata riguardo alle rispetto e alla parità tra i generi: in passato, già a Odd Future e a Tyler The Creator vennero negati i visti di ingresso, in virtù di testi considerati misogini dalle autorità”.