Una certezza del cinema italiano è che i nostri film sono apprezzati sia all’interno dei nostri confini che all’estero. Non stupiamoci, dunque, se già in numerosi sono accorsi al cinema per vedere l’ultimo film del regista Riccardo Milani. Si tratta della pellicola intitolata “Come un gatto in tangenziale” trasmessa nelle sale italiane a partire dallo scorso 28 dicembre 2017.
“Come un gatto in tangenziale” tratta uno dei tempi più attuali della realtà odierna. Viene rappresentata, infatti, la tipica incomunicabilità che regna sovrana tra le classi sociali del nostro Paese. Il focus centrale del film, dunque, è l’incomprensibilità che domina i rapporti tra la classe borghese alta e intellettuale del centro città e la classe borghese “rozza” di periferia.
Paola Cortellesi e Antonio Albanese, spalla a spalla, incarnano questa incomprensibilità. Le due facce della stessa moneta costrette a confrontarsi quando i loro figli, Agnese (Alice Maselli) e Alessio (Simone De Bianchi) si innamorano. E allora, in un vortice di intrecci divertenti dotati anche di una certa dose di serietà, Milani è riuscito a esprimere questa piaga sociale.
Nonostante abbia già raggiunto il Box Office, “Come un gatto in tangenziale” è stato molto criticato. Il film, infatti, rappresenta la tematica affrontata in modo troppo “superficiale”. Il rischio maggiore nella realizzazione del film era finire nella sterilità e freddezza dello stereotipo. E ciò è accaduto; la complessità dei personaggi sembra esser stata sacrificata a favore di un’estremizzazione che colpisce, ma al tempo stesso delude. Mancano, alla pellicola, le punte d’iceberg delle personalità di ogni singolo personaggio.
“Come un gatto in tangenziale“, dunque, presenta alcune pecche. Tuttavia, in una cinematografia che cade sempre di più nel prevedibile e nello scontato, si deve riconoscere un gran merito a questa pellicola. Quello, appunto, di aver affrontato -seppur sbagliando- un tema che effettivamente rappresenta la realtà nella quale ci troviamo adesso.
Non dobbiamo, dunque, cadere nella superficialità. Aldilà di qualsiasi giudizio, “Come un gatto in tangenziale” merita il beneficio del dubbio. Per chi non l’avesse ancora fatto, dunque, vale la pena vederlo al cinema.