venerdì, Aprile 26, 2024
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Il boss chiede di poter ascoltare musica neomelodica in carcere. I giudici dicono no

La Corte di Cassazione ha deciso di vietare ad un detenuto al 41bis nel carcere di Opera a Milano di ascoltare musica neomelodica in cella.

Il detenuto in questione si chiama Antonio Luongo, pregiudicato di Pozzuoli (Napoli) legato al clan camorristico dei Lombardo, in faida contro i Beneduce.
Detto Tonino ‘o Pazz, il 44enne si trova in carcere dal 2008 per associazione mafiosa ed è accusato di tre omicidi.

La richiesta di ascoltare musica neomelodica in cella era stata avanzata circa un anno fa al Tribunale di sorveglianza di Milano, che in un primo momento aveva dato l’ok. Un’autorizzazione che è stata successivamente revocata dai giudici dopo che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha presentato un reclamo.

L’avvocato di Tonino ‘o Pazz aveva quindi presentato un ricorso alla Corte di Cassazione per chiedere che al detenuto fosse concessa la possibilità di ascoltare la sua musica preferita, sulla base dell’articolo 27 della Costituzione che stabilisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

La decisione della Corte di Cassazione: “Il detenuto non può ascoltare musica neomelodica, nei testi messaggi di violenza e esaltazione di stili di vita malavitosi”

Ora la Corte di Cassazione ha confermato lo stop, nonostante l’ascolto di musica per mezzo dei CD rientri tra i “piccoli gesti di normalità quotidiana” ascritti dalla Corte costituzionale ai legittimi ambiti di libertà residua del soggetto detenuto.

Il motivo? I giudici hanno sottolineato che il genere musicale neomelodico racconta molto spesso di contesti malavitosi e di contrapposizione anche aperta ai poteri dello Stato; e si pone in contrasto con il trattamento e la rieducazione previsti dall’ordinamento penitenziario. Inoltre, l’amministrazione penitenziaria ha rilevato che alcuni brani musicali del genere neomelodico veicolano messaggi di violenza ed esaltano l’adesione a stili di vita criminali.

Il genere musicale neomelodico, in effetti, è stato più volte al centro delle polemiche per le tematiche trattate nei testi delle canzoni e per la presunta connessione con la criminalità organizzata. Negli ultimi anni diversi cantanti neomelodici sono finiti nel mirino dell’Antimafia. Da Niko Pandetta, nipote del boss catanese Turi Cappello; fino a Pino Franzese e Tony Colombo.

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