venerdì, Aprile 26, 2024
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Cyberbullismo: repressione in Commissione di Giustizia

Palazzo Madama lavora sulle misure di prevenzione del reato.

Anche in Italia molti ragazzi trovano in Internet dati non veritieri che li riguardano, ma di minore entità casi di messaggi e foto o video dai contenuti offensivi e minacciosi. Il fenomeno è detto cyberbullismo (bullismo online) ed è un tipo di attacco perpetuo e sistematico attuato mediante la rete. Le peculiarità del caso “Cyber” rispetto al tradizionale bullismo possono essere in teoria Anonimato del molestatore e la difficile reperibilità, entrambe caratteristiche abbastanza illusorie data la possibilità di specifica indagine a loro riguardo.

Il fatto certo è che il fenomeno non fa altro che esaltare la già spiccata indole “bulla” dell’individuo, spingendolo anche a fare e dire online cose che forse non farebbe o direbbe, per paura, se non nascosto dietro uno schermo.

Il tema approda al Senato ed il cyberbullismo potrebbe presto diventare un effettivo reato con relative pene. Gli emendamenti si potranno distinguere a seconda dell’età dell’autore di questi comportamenti e della vittima.

Se il reato è commesso da un maggiorenne la pena prevista va da sei mesi a cinque anni di reclusione in carcere. Mentre se fosse il minore a commettere il reato, l’intervento punitivo viene graduato fino all’ammonimento da parte del Questore, e in altro grado si potrebbe provvedere al sequestro dello smartphone (o diversi dispositivi quali tablet o computer, dal quale il “bullo” delinque) anche se esso dovesse appartenere ai genitori.

Tutto ciò è quanto prevedono alcuni emendamenti di Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera, e sono sottoscritti (nel disegno di legge sul cyberbullismo giunto dal Senato) da tutto il gruppo Dem della stessa commissione.

A tutti gli effetti il cyber-bullismo in Italia viola l’articolo 3 della Costituzione Italiana che cita testualmente: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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