Sta suscitando molte polemiche la vicenda legata alla morte di Noa Pothoven, 17enne olandese che avrebbe chiesto l’eutanasia perché gravemente depressa a seguito di abusi subiti da piccola e che si sarebbe poi lasciata morire di fame e di sete.
La giovane è morta nel salotto di casa sua, e stando a quanto riportato da alcuni media lo Stato le avrebbe rifiutato l’eutanasia rimandando la decisione a quando Noa avesse compiuto 21 anni, dopo un percorso di cura.
Nelle ore successive alla morte della giovane, si era tuttavia diffusa la falsa notizia che lo Stato avesse invece concesso l’eutanasia, suscitando vive polemiche in tutto il mondo.
Emergono ora nuovi elementi che permettono alla storia di assumere contorni più definiti: una clinica dell’Aja aveva infatti negato a Noa l’eutanasia in virtù della sua giovane età, come lei stesa aveva raccontato a un giornale lo scorso dicembre.
“Pensano che sia troppo giovane per morire: pensano che dovrei completare la mia cura post-traumatica, attendere finché non sia completamente cresciuta, aspettare fino a 21 anni. Sono devastata perché non ce la faccio ad aspettare così tanto tempo“, aveva dichiarato. La ragazza aveva contattato la clinica all’insaputa dei suoi familiari.
Dopo il suo rifiuto di sottoporsi a ulteriori trattamenti, Noa era stata rimandata a casa dove aveva iniziato a rifiutare cibo e liquidi. I suoi familiari, d’accordo con i medici, hanno acconsentito a non ricorrere all’alimentazione forzata.
A seguito dell’erronea notizia diffusa nelle scorse ore, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale Marco Cappato ha dichiarato tramite i propri canali social: “L’Olanda ha autorizzato l’eutanasia su una 17enne? Falso! I media italiani non hanno verificato. L’Olanda aveva rifiutato l’eutanasia a Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentite e scuse“.
Noa aveva definito insopportabile la sua sofferenza e aveva scritto un’autobiografia dal titolo “Vincere o Imparare“, in cui raccontava sulle sue battaglie con i disturbi mentali, depressione e anoressia emersi dopo essere stata violentata in giovane età. Poco prima della sua morte aveva dichiarato sui suoi profili social: “Dopo anni di continue lotte, sono svuotata. Ho smesso di mangiare e bere per un pò di tempo, e dopo molte discussioni e valutazioni, ho deciso di lasciarmi andare perché la mia sofferenza è insopportabile. Respiro, ma non vivo più“.