venerdì, Aprile 26, 2024
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Fortunato Cerlino: don Pietro Savastano e il fascino del male in “Gomorra”

L'attore ha dialogato di arte, società e recitazione con il pubblico del Toko Film Festival in Campania

Fortunato Cerlino, talentuoso attore noto per aver interpretato il ruolo di don Pietro Savastano nelle prime due stagioni della serie tv Gomorra, ha incontrato pubblico e fan in occasione della sua partecipazione in qualità di ospite all’edizione 2017 del Toko Film Festival, rassegna di corti di respiro internazionale che si svolge a Sala Consilina, in provincia di Salerno.

Alla presenza di un numeroso pubblico, Cerlino ha raccontato  aneddoti e storie del suo vissuto professionale accompagnate da riflessioni sulla recitazione e sull’arte in generale.
Quando mi apprestavo a interpretare don Pietro Savastano, dissi al regista della serie Stefano Sollima che mi sarebbe piaciuto dar vita a un personaggio più complesso di un boss camorrista da odiare totalmente – ha raccontato Cerlino riferendosi alla sua esperienza sul set della serie Gomorra – volevo che don Pietro rischiasse, in qualche modo, di affascinare il pubblico, così da portarci a riflettere. Abbiamo paura di ammettere a noi stessi che il male può essere affascinante”.

In relazione alle polemiche scaturite dalla serie, l’attore ha osservato che “la nostra società non deve interrogarsi tanto sulla fiction e sulla narrazione, che ha il dovere di raccontare determinate realtà, quanto piuttosto sull’importanza che ancora oggi riveste la formazione, la quale permette di approcciare con i giusti filtri ogni dinamica. Ciò che è davvero pericoloso, oggi, è l’indebolirsi di istituzioni quali la famiglia, la scuola. Quando non c’è più uno Stato sociale e si vive di contratti precari si indebolisce il nucleo stesso della società e una persona può arrivare, completamente disarmata, a contatto con realtà come quelle che racconta Gomorra”.

L’arte ci aiuta, attraverso la corazza della narrazione, ad attraversare zone maledette, straordinarie, magnifiche e pericolose senza bruciarci” ha poi aggiunto Cerlino.

Per quanto possa sembrare paradossale, ritengo che la recitazione non abbia a che fare con l’ego: un attore non deve lasciare che il proprio riflesso lo soffochiQuando l’attore è regista di sé stesso, vuol dire che non si sta fidando di chi lo dirige. Nel corso della mia carriera è capitato poche volte, perché ho avuto la fortuna di incontrare sempre registi molto preparati che hanno saputo indirizzarmi”.

Durante la kermesse è stato proiettato, fuori concorso, il corto Black Comedy interpretato dallo stesso Cerlino e da Antonia Liskova. Presente il regista Luigi Pane, che ha successivamente preso parte a una discussione volta a commentare il cortometraggio.

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