sabato, Aprile 27, 2024
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Aprire una società all’estero nel 2023 puó essere vantaggioso? Scopriamo tutti i dettagli

Aprire una società all’estero nel 2023 – oppure spostare quella già esistente ed avviata in Italia – affascina molti imprenditori, forse più per sentito dire che per reali necessità aziendali. Nella stragrande maggioranza dei casi, il motivo principale ruota attorno all’evitare gli intoppi della burocrazia italiana, oltre che migliorare l’aspetto fiscale e pagare meno tasse. Sebbene non ci siano particolari vincoli su dove sia possibile spostare la società all’estero, è altrettanto vero che occorre seguire procedure specifiche per evitare future problematiche di estero-vestizione. Quest’ultimo è un intoppo comune all’interno della giurisdizione tributaria, che raggruppa quelle potenziali pratiche di evasione fiscale attraverso spostamenti di capitale all’estero camuffati da società off-shore e succursali.

La realtà è che bisogna tenere in considerazione le particolarità e la legislazione di ogni singolo paese, confrontarla con i potenziali vantaggi e svantaggi che ne conseguono l’apertura, per poi paragonarli agli altri contesti. Ad esempio, La tassazione a Dubai è praticamente pari a zero (anche se il Ministero delle Finanze degli Emirati Arabi ha annunciato che verrà imposta una tassazione sugli utili a partire dal 1° giugno 2023 del 9% per redditi netti eccedenti 375.000 AED – circa 100 mila euro) ma se poi l’obiettivo è rivendere beni e servizi a stati europei e/o oltreoceano (come gli USA), bisogna star attenti ai potenziali dazi doganali. All’opposto, se l’idea di base è invece puntare al mercato interno dell’UE, forse converrà aprire o spostare la società in stati come l’Ungheria o l’Olanda, che applicano un regime fiscale comunque vantaggioso (intorno al 15-20% per 200 mila euro di reddito) ma che sfruttano la libera circolazione merci Europea.

Come abbiamo visto, ogni tipologia mercato, di settore ed attività richiede una particolare analisi specifica che non può limitarsi al mero confronto di percentuali ed aliquote sul reddito. In Italia sono presenti da diversi anni professionisti specializzati nella pre-valutazione ed approfondimento di queste tematiche: si spazia infatti da aperture di società all’estero, di trasferimento di imprese già avviate a livello nazionale o nell’avviamento di relative succursali e società off-shore. Una di queste professionalità è proprio Sixtegroup, con alle spalle oltre 35 anni di esperienza nella pianificazione e nello sviluppo d’impresa. Quest’ultima si avvale di tecnici e consulenze legali consolidate da un network lavora in remoto nel contesto-paese in cui la società sarà avviata, analizzando e seguendo passo-passo il cliente nella sua nuova sfida. All’interno del suo blog, Sixtegroup analizza diversi aspetti da considerare quando ci si imbatte nell’ipotesi di valutare paesi oltreconfine e legislazioni diverse. Allo stesso modo, in quest’articolo evidenzia come potenzialmente pagare meno tasse sia uno degli effetti a spirale positiva – se ben pianificato in anticipo – nell’aprire una società all’estero.

Fatte queste premesse, è anche vero che aprire una società all’estero è sicuramente il desiderio di molti imprenditori italiani. Alcune ricerche di mercato confermano questo fenomeno, che ogni anno si attesta su aumenti percentuali in doppia cifra. All’opposto, non ci sono dati incoraggianti su aziende straniere che investono in Italia o iniziative imprenditoriali che possano introdurre nuovo capitale e ricchezza nel sistema. Elemento determinante la burocrazia italiana e gli intervalli di risposta degli enti pubblici ed addetti ai lavori, spesso troppo obsoleti e macchinosi rispetto le vere tempistiche di apertura.

COME PIANIFICARE L’APERTURA DI UNA SOCIETÀ ALL’ESTERO

Prima ancora all’ipotesi di aprire una società all’estero, ci sono due requisiti sostanziali che vanno messi a nudo per delineare se ci sono le pre-condizioni per pianificare un investimento di questo tipo. In questo la normativa italiana è chiara e di grande aiuto (ex art. 73 del TUIR):

  1. La sede amministrativa della società deve essere concretamente e fisicamente ubicata all’estero. Per sede amministrativa si intende il luogo dove l’organo amministrativo prende le decisioni sull’andamento e la gestione della società. Ciò significa che gli uffici e le figure decisionali della società devono operare nella sede del paese dove si intende stabilire la residenza fiscale della società stessa (altrimenti si intercorre in potenziale estero-vestizione).
  2. L’azienda deve svolgere in concreto la sua attività nel paese in cui è registrata a livello fiscale. Questo significa che se la società viene costituita all’estero, ma l’attività viene svolta in Italia, la residenza fiscale della società è comunque in Italia. L’attività concretamente svolta dalla società deve riguardare gli spazi di gestione del paese dove ha sede la società stessa.
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