venerdì, Ottobre 11, 2024
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Attenzione può indurre indipendenza: bibliofilia e controindicazioni spiegate ai neolettori

Davvero i libri fanno sempre bene?

L’idea che sia meglio non leggere accomuna due categorie di persone: chi ha letto troppi libri e chi non ne ha letto nessuno. Succede che nella lunga strada tra i troppo e il nulla, ci areniamo nel mezzo, più spesso vicino al nulla. Purtroppo dimentichiamo che la potenza dei libri è nel racchiudere un vastissimo insieme di esperienze umane. Esperienze che non comprendono solo input positivi, o negativi con effetto catartico. I libri hanno serie controindicazioni. Essi possono essere portatori di stupidità, come chi consiglia  Fabio Volo ad un amico alle prese con una maratona di Breaking Bad. Tuttavia la mediocrità e gli aforismi da social, anche se una perdita di tempo, sono il male minore. Una gravissima patologia che può colpire lettori adolescenti e adulti è il bovarismo. Si manifesta in una graduale perdita di interesse per la realtà. Viaggi fantastici, eroi, scaltri criminali e pirati, sono infinitamente più interessanti del reale, che scolorisce se confrontato con l’immaginazione. Quando affermiamo convinti che i libri insegnano a vivere meglio, dovremmo pensare alla povera Emma Bovary. Le hanno fatto davvero bene tutti quei libri? Un semplice volume può portare all’illuminazione o alla catastrofe. Basterebbe immaginare come sarebbe andata la storia se Hitler non avesse mai letto Nietzsche. Il neolettore entra in libreria convinto, in qualunque caso, di investire in qualcosa che lo arricchirà. Sicuramente persuaso che un’idea è sicuramente degna solo perché stampata. Conosciuti quindi, i pericoli della lettura dovremmo rinunciare completamente al viaggio? Il percorso, se scelto con cura, è infinitamente più divertente dell’arrivo alla meta. Il timore di entrare in libreria, e vedere la propria testa fluttuare tra le nuvole è lecito. Tuttavia il lettore veterano sa che i libri hanno la capacità di liberarci. Egli, da esperto, è diventato, non più un uomo senza testa, ma un uomo-giraffa, pur di non abbandonare le nuvole. Innanzitutto dovremmo liberarci della mentalità del lettore bulimico, che aspira all’arricchimento già solo se varca la soglia della libreria. Nessuno cerca la svolta della vita quando compra un film, perciò alleggeriamo anche i volumi pesanti da tale responsabilità. Quando scegliamo un libro, talvolta si compie una magia. Il libro giusto compare sotto il nostro sguardo, ci chiama, e se siamo meritevoli, ci cattura, allontana i pensieri e ci distende le spalle. E’ una relazione intima e monogama, poiché ogni storia racconta qualcosa di diverso alle differenti persone che vi si presentano. All’aspirante lettore che ci chiede se vale la pena cominciare a leggere, dovremmo esporre un dettagliato foglietto illustrativo. “Attenzione può indurre indipendenza”. “Tenere alla portata dei bambini”. “Consultare uno specialista prima dell’uso”. Invece non lo facciamo mai. Perché, per quanto la lettura possa essere un’attività individuale, ci marchiamo inesorabilmente del peccato originale: il desiderio di condividere.

 

 

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