domenica, Aprile 28, 2024
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Crisi Piatek: ecco perché è diventato il punto debole del Milan

Un numero pesante incombe sulle spalle di Kristoph Piatek. Non stiamo parlando del suo numero nove, bensì del 435. Si tratta dei minuti esatti che sono passati dal suo ultimo goal in rossonero, quando all’81esimo minuto di Milan-Lecce, il polacco siglò il momentaneo goal del vantaggio prima del pareggio al 92esimo di Calderoni. Da quel momento, Kristoph è riuscito a marcare il tabellino solo con la maglia della sua nazionale proprio una settimana fa in trasferta contro l’Israele per consolidare il primato della Polonia nel gruppo G. Tornato al Milan, situzione di nuovo come prima della sosta, anzi peggio.

I FISCHI ASSORDANTI –  Al minuto 85, Stefano Pioli, rassegnato, decide di far uscire il suo attaccante in favore di Rafael Leão, sperando che il portoghese potesse far accendere la scintilla per battere il Napoli, invece la partita è finita sull’1 a 1. Piatek è stato uno dei peggiori in campo dei rossoneri sbagliando almeno due occasioni molto importanti e sembrando il cugino lontano dell’attaccante che proprio l’anno scorso contro il Napoli siglò una doppietta in Coppa Italia. Al momento della sua uscità lo scenario è stato impietoso: i tifosi gli hanno “dedicato” una bordata di fischi importante.

IL SUO CARTELLINO E LA MEDIA PUNTI – Le considerazioni sul suo reale valore iniziano a tornare di moda. Pagato 38 milioni di euro dal Genoa, Piatek non ha mai convinto del tutto. L’anno scorso riuscì ad attestarsi su una media di un goal ogni due partite (9 in 18 presenze), ma quest’anno lo score è molto più pesante con solamente 3 goal in 13 presenze (0.23 a partita). C’è da dire che quest’anno il suo basso rendimento è anche dovuto a quello della squadra, visto che in queste 13 partite il Milan ha totalizzato 1.08 punti a partita, contro gli 1.89 delle 18 partite in cui il polacco scese in campo nella corsa stagione.

SFIDUCIA E SIRENE SVEDESI – Difficile capire dove inizino i demeriti tecnici e dove quelli psicologici, ma è certo che il rossonero manca completamente di fiducia e sta cominciando a realizzare, probabilmente, di non essere all’altezza della maglia numero 9 che indossarono prima di lui Inzaghi, Nordalh, Altafini e Van Basten. A gravare ancor di più sulla situazione c’è l’ombra di Zlatan Ibrahimovic. Un’ombra che sin da Los Angeles si estende su tutti i navigli di Milano e farebbe tremare chiunque. Ieri a San Siro si sono addirittura viste delle maglie n. 11 di Ibra, con la quale Zlatan aiutò i rossoneri a conquistare lo scudetto 2010/2011. È indubbio che il polacco possa soffrire la minaccia dello svedese.

Walter Molino
Walter Molino
Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale (Spagnolo, Portoghese e Catalano) all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", appassionato di calcio e basket.
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